Strategie di Successo nel Marketing Musicale: Marcondiro

Strategie di Successo nel Marketing Musicale: Marcondiro

Da quando mi sono appassionato alla promozione musicale online e alle storie dei musicisti che sperimentano e trovano nuove vie per far conoscere la loro musica, mi sono domandato quali fossero le tecniche migliori per coltivare un seguito di fan appassionati.

Mi sono chiesto quali strumenti e risorse utilizzassero per allargare il loro bacino e quali fossero i parametri che prendevano in considerazione prima di attivarsi sul web.

Ricevendo un paio di email al giorno di musicisti ho accumulato molte storie. La storia di Marcondiro è interessante perché la sua esperienza e la sua strategia lo ha portato ad avere una ribalta nazionale, recensito anche dal mitico Vincenzo Mollica della RAI. 

Chi è Marcondiro?

Dietro il nome di MARCONDIRO si nasconde in realtà Marco Borrelli che si definisce sperimentatore dell’arte popolare colta.

Marco è nato a Cosenza e il primo rapporto con la musica si è acceso grazie ad un pianoforte giocattolo all’età di tre-quattro anni. Ha studiato sia da autodidatta sia con dei maestri come Pietro Condorelli e Piero Cusato:

Persone che della musica hanno fatto il loro mestiere, e che sono riuscite a trasmettermi le loro conoscenze con generosità. Nella musica è fondamentale, bisogna essere generosi.

Marco si è laureato al DAMS di Cosenza affiancando agli studi teorici un corso per orchestrali jazz. I suoi musicisti di riferimento sono molti e spaziano dalla musica classica al jazz ed un passione fortissima per Frank Zappa.

È talmente vasto il mio campo musicale di riferimento che non riesco a riassumerlo. Per quanto riguarda la voce sento vicino Demetrio Stratos, e anche Eddie Vedder: è un tipo di vocalità che sento vicina. Ho cercato di assorbire il più possibile l’esperienza musicale su tutti i fronti. Al di là di pochi generi musicali, che mi interessano poco, credo di apprezzarli un po’ tutti.

Marcondiro

Come hai iniziato per farti conoscere?

Quando ho appreso che alcuni musicisti, oltre ad essere grandi musicisti o grandi cantanti, erano dei grandi imprenditori e dei grandi comunicatori. Qualche esempio: James Brown o Ray Charles erano degli uomini d’affari. Oltre alla loro vena artistica avevano una vena amministrativa, comunicativa, imprenditoriale forte e serrata.

L’ho capito in fretta. Poi per metterlo in pratica, non venendo da un famiglia di musicisti e neanche da un territorio semplice, ce n’è voluto. Ho cercato da subito di fare da solo: facevo i manifesti, andavo alla SIAE, la sera andavo ad incontrare i musicisti di persona. 

Come promuovi la tua musica, hai un metodo?

Ho sempre cercato di conoscere i giornalisti e gli influencer

Questo mi ha portato a far sì che per esempio persone come Vincenzo Mollica mi hanno conosciuto non tramite un ufficio stampa, ma tramite me stesso che sconosciuto ed inesperto gli portavo un disco. Quando al TG1 Vincenzo Mollica  ha detto “il prodotto MARCONDIRO è un prodotto originale” per noi è diventato un marchio di fabbrica.

Anche con Michele Monina è successa la stessa cosa, l’ho contattato di persona.

Non c’è un metodo, una metodologia per contattare una persona di riferimento. C’è di proporre cose di qualità nelle quali si sente la tua identità e delle quali sei contento e soddisfatto. Con questi mezzi puoi andare a parlare con chiunque.

Non so se sono un bravo o un cattivo comunicatore ma i risultati che ho ottenuto li ho raggiunti facendo questo. Prima realizzando un prodotto di qualità, con dovizia di particolari, poi proponendolo, dandogli la dignità che merita. La comunicazione è alla base di tutto ciò. Ho conosciuto bravi musicisti e con grandi capacità di scrittura, ma che non hanno capito quanto sia importante la seconda parte del lavoro del fare il musicista che è quella del comunicatore. Noi con la musica facciamo comunicazione. Dovrebbe bastare la musica però in realtà non è mai stato così. Ad esempio dietro Mozart c’era il padre che era un imprenditore, lo faceva girare bendato per le corti europee: Mozart era la sua piccola azienda. 

Il comunicare il proprio lavoro e le proprie abilità è sempre stato importante. 

Come hai fatto per cominciare a vendere la tua musica?

Nel 2002 abbiamo fatto un disco con un gruppo di musica elettronica che è stato preso dalla CNI Compagnia Nuove Indye. Abbiamo iniziato a venderla nei concerti, acquistando dall’etichetta le nostre copie. Abbiamo incominciato a venderla ai nostri parenti, ai fidanzati, alle ragazze, ai colleghi, agli amici.

Il concetto della gratuità della musica sul finire degli anni novanta-duemila non c’era, o meglio c’era ma era poco sviluppato. C’era Napster, ma non era così diffuso. C’era ancora un pubblico che acquistava il disco perché aveva il piacere di possedere qualcosa di fisico. L’abbiamo venduto soprattutto ai concerti.

Nel 2011 ho conosciuto Angelo Di Martino il manager di Alex Britti, che mi ha preso nel suo roster dell’etichetta Halidon srl e abbiamo pubblicato il disco SpettAttore. In questo caso ho avuto la fortuna di vedere il disco distribuito nei negozi Feltrinelli. Se poi devo dirti che questa cosa mi ha cambiato la vita non è così. Fa “figo” avere un proprio disco alla Feltrinelli, è importante che il prodotto finisca nei media store, però non fa la differenza. 

È importante oggi comunicare attraverso i live e il web con dei piani precisi di comunicazione piuttosto che mandare, come è stato fatto, il disco alla Feltrinelli, anche se il disco ha un buon ufficio stampa alle spalle. Nel nostro caso c’era Parole e Dintorni. Un passo che ha fatto la differenza, nel caso specifico, è stata la recensione di Vincenzo Mollica. Fino a quando il disco stava nelle Feltrinelli e nei negozi non succedeva nulla. I dischi tornavano pure indietro. 

Come sei arrivato alla decisione di aprire una tua etichetta e perché?

C’è tanta offerta musicale e poca domanda. Per cui ho avuto il desiderio di creare uno staff, una squadra, basata sulla sinergia e sul credo di voler fare un prodotto di qualità. Il pubblico apprezza di più se hai una tua realtà piccola e artigianale. I risultati li stanno ottenendo soprattutto i piccoli imprenditori, quelli che sono nati da qualche anno a questa parte, piuttosto che le grandi case discografiche.

È un po’ come il discorso del prodotto biologico: se vai al mercato e compri un prodotto biologico credi che sia più curato, che magari il contadino gli abbia dedicato più attenzioni rispetto ai prodotti che puoi acquistare in un supermercato. La musica è qualcosa da incontrare. Io preferisco andare al mercato e incontrare il contadino, piuttosto che andare al supermercato. 

Come vivi e lavori? Come guadagna con la musica oggi

Riesco a vivere delle attività che stanno attorno al sistema musicale. Ad esempio ho uno studio di registrazione, di produzione artistica, ho un B&B che è anche la foresteria dello studio, serate, lezioni di musica.

Investendo bene nella comunicazione probabilmente si raggiungono quei risultati che fanno sì che tu possa vivere di quello che scrivi. In Italia siano pochi i musicisti che riescano a vivere della sola attività musicale. 

Usi la SIAE / Soundreef  Perché Sì Perché No?

Davide d’Atri ha fatto una grande cosa, mettere su una struttura come Soundreef è stato un episodio felice e positivo. Io non ne faccio parte per un semplice motivo: il forum di competenza si trova a Londra quindi preferisco rimanere nel mio territorio. Questo è l’unico motivo per cui per ora non mi interessa far parte di Soundreef. Sono iscritto ormai dal 1994/1995 alla SIAE. Per un periodo ero iscritto alla SACEM. Facendo delle colonne sonore che sono andate in RAI con la SIAE è più semplice ricevere i diritti d’autore. Credo che Soundreef abbia fatto un gran bene anche alla SIAE. La SIAE si sta adeguando alle innovazioni, e a quelle che sono le nuove richieste del mercato che Soundreef ha saputo leggere prima di altri.

Utilizzo dei social network – Quali preferisci e perché?

Preferivo MySpace (ride) perché avevi la possibilità di avere un contatto diretto con chi era interessato alla tua musica. Ora Facebook lo ha soppiantato totalmente e credo che Facebook con le Pagine dia i migliori risultati. Twitter è un sistema che ha a che fare soprattutto con il mondo dei giornalisti, è un luogo di comunicazione che non mi appartiene. L’unico che vedo vicino e utile al nostro settore musicale è Facebook.

È più importante avere un sito web o essere presenti sui social?

Avere un proprio sito web è importante, è il proprio biglietto da visita. Lo puoi gestire da te senza avere grosse spese, riesci a dare una visione agli altri di quello che è il tuo mondo anche attraverso la grafica, attraverso i contenuti che pubblichi. La Pagina Facebook credo che ormai, purtroppo, sia fondamentale. I social network hanno soppiantato quello che erano una volta le fanzine. Il contatto diretto con l’artista è sempre più richiesto. Siamo nel sistema in cui i fan vogliono sapere i fatti dell’artista: vogliono sapere se in questo momento si sta facendo un caffè o se sta scrivendo. Quindi il social network è fondamentale ed è importante avere un sito. 

Piattaforme come Bandcamp, CDBaby, SoundCloud le usi? Le consigli?

È importante mettere la propria musica a disposizione degli altri, ma con cautela. Dipende anche da ciò che proponi. Un luogo come SoundCloud può essere utile nel momento in cui consideri un brano come un open source. Registrata una traccia, può essere divertente chiedere suggerimenti ai propri fan e ricevere feedback tramite il sistema di commenti che mette a disposizione il servizio.

Bandcamp l’ho avuto per un certo periodo però ci credo poco. Credo che la musica debba circolare, ma in un sistema più vicino a quello che viene utilizzato da Spotify, cioè che ci sia una gestione che porti, anche se minimo, un introito per chi la fa. Attraverso i servizi che il web mette a disposizione per i musicisti si dovrebbe far assaporare quello che è la tua musica. Io ho lasciato su Rockit tutto il disco perché è un sito in cui un certo numero di utenti capita spesso, ma essendo in streaming non lo puoi scaricare ed è appannaggio di tutti. Sto sperimentando, non ho un’opinione definita. 

Che ne pensi dei Talent Show Musicali? 

Credo che il fenomeno talent sia qualcosa che si ritorce contro la musica stessa, soprattutto se non appartieni a quel mondo. Con i talent il rapporto artista-pubblico si dilata. Partecipando ad una trasmissione televisiva si perde la percezione del pubblico. Io cerco di incontrare le persone volutamente nei piccoli locali. 

Abbiamo preferito incontrare le persone dal basso ed ora lo stiamo facendo in modo sistematico. Il talent è un prodotto indotto che porta indotto solo a se stesso. Non crea novità, non ha creato un artista originale, dal punto di vista musicale e artistico è fallimentare. 

Miglior rivista musicale / sito di musica online per il tuo settore / stile musicale

Forse la rivista musicale di riferimento e che ha più visibilità è Rockit anche se predilige artisti vicini alla musica più veloce. Exitwell è una rivista cartacea coraggiosa che è distribuita nei locali. 

Hai imparato da qualcuno per marketing e vendita?

Non ho mai studiato marketing. Preferisco andare per la mia strada perché fino a quando non trovi una persona che comprende appieno il mio mondo e la mia direzione è complicato costruire una strategia e lavorare insieme.

Come ti tieni aggiornato?

Sono un ricercatore per deformazione personale, faccio continue ricerche. Ho sempre aperte molte pagine sul web. Il mio modo di lavorare è aprire tante pagine web e poi leggermele piano piano. In ambito strettamente musicale, per la mia crescita musicale chiedo ai musicisti più bravi e con più esperienza di me. 

Tu dove vai a scoprire nuovi brani di musica del genere che ti piace? Che tool usi?

Uso raramente Spotify, perché non c’è tutto su Spotify. Uso spesso YouTube. Per quanto riguarda la ricerca, quando qualcuno mi suggerisce un ascolto o un gruppo uso www.allmusic.com

Marcondiro in breve e dove trovarlo